Un’altra diga idroelettrica a ferire l’Africa direttamente in uno dei suoi polmoni più verdi, è quella che molto probabilmente prenderà corpo a Selous, in Tanzania. Poco importa, sembra, che si tratti di un luogo tanto vergine e puro, da diventare patrimonio Unesco. Si pensa invece a costruire una diga che, dicono, fornirà 2100 MW di energia elettrica in un Paese che ha problemi di tutt’altro genere. E dove vivono, da tempo immemore, indigeni stanchi di lottare ogni volta contro gli interessi delle multinazionali che a quanto pare sanno ben sfruttare la maniacale tendenza del presidente della Tanzania John Magufuli a costruire qualunque infrastruttura gli venga proposta. Non è un caso infatti se è lui a detenere il primato quanto a costruzioni nuove, deturpanti e assai volgari. Spesso inutili. Insomma la diga Gola Stiegler sul fiume Rufiji si farà.
Gli ambientalisti si mobilitano, protestano, fanno notare come il Selous sia una riserva naturale che ha un’estensione pari a quella della Svizzera, tanto per farci un’idea, in cui esiste un ecosistema esemplare, per quanto debba ogni giorno combattere contro il bracconaggio, i traffici illeciti derivanti da esso, le minacce rivolte ai popoli che abitano la zona. Qui giraffe, ghepardi, rinoceronti ed elefanti hanno sempre convissuto pacificamente con i popoli, ogni specie rispettosa dell’altra, come dovrebbe essere sempre. Inutile appellarsi, per quanto ci abbiano provato e riprovato, alla coscienza ambientalista di un costruttore compulsivo come John Magufuli, il profitto resta, tristemente, l’elemento che determina le scelte.
Remco van Merm, dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, spiega: «Siamo molto preoccupati per la costruzione della diga che avrà un impatto negativo sul sito. Bisogna già lottare contro tutte le attività illegali che mettono in pericolo la vita degli animali e degli indigeni»
Thabit Jacob, specialista in Energia e Ambiente, aggiunge: «Questotipo di progetti vengono giustificati dal fatto che forniranno energia elettrica e vengono inquadrati come misure poco impattanti. In realtà, che senso ha una costruzione che distrugge la riserva e limita la sopravvivenza dei popoli locali?»