Proprio in occasione del 70° anniversario della nascita di Unicef, l’organizzazione internazionale impegnata nella difesa dei diritti dei bambini nel mondo, torna a proporci un quadro sulle condizioni di vita dei minori nel nostro Pianeta.
Sono 535 milioni i bambini – quasi 1 su 4 – che vivono in Paesi afflitti da guerre e disastri ambientali, una grossa parte dei quali non ha accesso a cure mediche, istruzione, alimentazione e protezione; di questi 393 milioni – i tre quarti – risiedono nell’Africa Sub Sahariana mentre la restante parte tra Medio Oriente e Nord Africa. Per quanto questi siano numeri scioccanti, avrebbero potuto esserlo maggiormente senza l’impegno profuso durante i 70 anni dalla stessa Unicef e dalle numerose organizzazioni umanitarie che ogni giorno lottano per strappare alla morte centinaia di bambini. Ma il fatto che le cifre siano ancora così critiche significa che occorre fare ancora e di più. Cinquanta milioni di minori sono stati portati via dal Paese di provenienza a causa dei conflitti; nella sola Nigeria – e nella parte Nord-Est del Paese – 1,8 milioni di persone sono di fatto sfollate e 1 milione di questi sono bambini.
Non va meglio in Afghanistan nonostante negli anni siano cresciuti i progetti a sostegno della popolazione: la metà di quelli che dovrebbero andare a scuola non ci va, complice anche il tipo di cultura del luogo che vuole le donne relegate a ruoli marginali. Più o meno la stessa situazione riguarda il Sud Sudan, qui quasi il 60% dei bambini compresi nella fascia d’età indicata per la scuola primaria non sa leggere e non sa scrivere e ad aggravare la situazione c’è il fatto che 1 scuola su 3 nelle aree di conflitto è chiusa.
A circa due mesi dal disastro che l’Uragano Matthew ha compiuto ad Haiti, risultano oltre 90.000 i bambini di età inferiore ai 5 anni che hanno ancora un forte bisogno di assistenza.
La Siria è un dramma dentro il dramma: i minori che vivono nelle zone bombardate è raddoppiato in meno di un anno. Sono state identificate 16 aree sotto assedio in tutto il Paese, zone in cui le organizzazioni umanitarie non possono entrare e mancano i servizi più semplici e basilari.
È la stessa dichiarazione del direttore generale dell’Unicef, Anthony Lake, a spiegare quanto ancora ci sia da fare: «L’Unicef è stato fondato per portare aiuto e speranza ai bambini le cui vite e il cui futuro erano a rischio a causa di conflitto e deprivazione, e questi dati così ampi – che rappresentano ogni singola vita di circa mezzo miliardo di bambini – sono un forte promemoria, perché la nostra missione diventa sempre più urgente ogni giorno».
Alle guerre che piagano il mondo bisogna poi aggiungere disastri e calamità naturali oltre ai cambiamenti climatici, come ad esempio il fenomeno della siccità, che costringono intere famiglie ad abbandonare le loro case per migrare altrove dove, spesso, purtroppo cadono nella rete dello sfruttamento o divengono prede di violenze di ogni genere, senza contare i rischi di malattie a cui sono sottoposti.