“Ogni bambino che viene al mondo è più bello di quello che l’ha preceduto”, diceva Charles Dickens. Ma il mondo che trovano queste straordinarie creature si può dire altrettanto? Purtroppo no, stando ai dati del nuovo studio elaborato da Unicef in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’adolescenza in programma oggi, 20 novembre.
Nonostante gli innegabili progressi raggiunti a livello globale, infatti, 1 bambino su 12 nel mondo vive in Paesi in cui le sue prospettive attuali sono peggiori rispetto a quelle che avevano i suoi genitori. Secondo questo studio, 180 milioni di bambini vivono in 37 Paesi in cui, rispetto a 20 anni fa, hanno maggiori probabilità di vivere in povertà estrema, non andare a scuola o morire in modo violento.
Un vero e proprio bollettino di guerra, dunque, quello elaborato da Unicef in merito alle prospettive dei bambini che scappano da una povertà estrema, che vogliono ottenere un’istruzione di base ed evitare una morte per cause violente. La percentuale di persone che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno è aumentata in 14 Paesi, fra cui Benin, Camerun, Madagascar, Zambia e Zimbabwe.
«Questo aumento è principalmente dovuto a disordini, conflitti o a una cattiva governance», spiega Unicef nel suo rapporto dove si evidenzia che l’iscrizione alla scuola primaria è calata in 21 Paesi, fra cui Siria e Tanzania, a causa di fattori come la crisi finanziaria, la rapida crescita della popolazione e l’impatto dei conflitti.
Drammatico anche il dato che fotografa come le morti per cause violente fra i bambini e gli adolescenti sotto i 19 anni siano aumentate in 7 Paesi: Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Sud Sudan, Siria, Ucraina e Yemen – tutti paesi che stanno attraversando grandi conflitti.
«Mentre l’ultima generazione ha assistito a grandi risultati, mai raggiunti in precedenza, sul tenore di vita per la maggior parte dei bambini del mondo», sottolinea Laurence Chandy, direttore dell’Unicef per il dipartimento Dati, Ricerca e Politiche, «il fatto che una minoranza dimenticata di bambini ne sia rimasta esclusa (non per errori loro o delle loro famiglie) è grottesco. È la speranza di ogni genitore, ovunque nel mondo, di dare ai loro bambini maggiori opportunità rispetto a quelle che hanno avuto loro da giovani. In questa Giornata Mondiale dell’Infanzia dobbiamo prendere coscienza di quanti bambini stiano invece vedendo le loro opportunità restringersi e le loro prospettive diminuire».
A crescere, stando a un parallelo sondaggio di Unicef, è anche la preoccupazione dei bambini in merito al loro futuro e alle grandi questioni globali che interessano la loro generazione. La ricerca, effettuata su 11mila minori fra i 9 e i 18 anni in 14 Paesi, rivela che: «Quando è stato chiesto loro come si sentono quando vengono prese decisioni che riguardano i bambini nel mondo, in tutti i 14 Paesi metà dei bambini ha dichiarato di sentirsi privata dei propri diritti». In particolare: i bambini in Africa meridionale e nel Regno Unito sono quelli che si sentono maggiormente privati dei loro diritti, con rispettivamente il 73% e il 71% che hanno riportato di sentire che le loro voci non vengono per niente ascoltate e che le loro opinioni non generano comunque un cambiamento. I bambini in India sono quelli che si sentono maggiormente ascoltati.
Intanto, in occasione della Giornata odierna a loro dedicata, sono tante le iniziative promosse da Unicef, tra cui il “Take over”. Per questa Giornata, i bambini in tutto il mondo “prenderanno il posto” degli adulti in ruoli chiave nei media, in politica, nelle imprese, nel mondo dello sport e dello spettacolo per esprimere il loro supporto verso quei milioni di loro coetanei che non vanno a scuola, sono senza protezione e sradicati.
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