Dopo il sì del parlamento sulla legge riguardante le unioni civili, e dopo l’approvazione dell’aula del senato alla fiducia chiesta dal governo sul maxiemendamento, l’Italia ha la sua legge in materia di riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali e reca il titolo “regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”.
Due persone dello stesso sesso potranno dunque comparire di fronte all’ufficiale di stato civile e, in presenza di due testimoni, regolarizzare la propria posizione, registrare i dati relativi alla residenza e scegliere un cognome comune.
La nuova legge introduce anche i diritti in materia di successione e reversibilità, regolamentate dal codice civile.
Esteso inoltre il “divorzio rapido” per il quale sarà sufficiente manifestare, anche disgiuntamente, la decisione di separarsi di fronte all’ufficiale di stato civile.
Previsto l’assegno di mantenimento: in caso di cessazione della convivenza, sarà il giudice a stabilire l’eventualità di misure di intervento a favore dell’una o dell’altra persona sulla base della durata della convivenza.
In materia di assistenza, con particolare riferimento ai casi di ospedalizzazione o detenzione, i conviventi hanno gli stessi diritti delle coppie eterosessuali.
I rapporti patrimoniali avranno la loro regolamentazione attraverso la sottoscrizione di un “contratto di convivenza” previa sottoscrizione autenticata da un notaio o da un avvocato. Il contenuto del contratto recherà l’indicazione della residenza e le modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune, come previsto dal Codice Civile.
Rispetto al disegno di legge Cirinnà è stato stralciato l’articolo 5 sulla stepchild adoption che prevedeva la possibilità di adozione, da parte di uno dei due componenti della coppia omosessuale, del figlio – naturale o adottivo – del partner. Cancellato dallo stesso disegno di legge anche il diritto di riferimento terminologico alla parola “coniuge” e simili.
Viene tuttavia inserito un comma che precisa che “resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti”, vale a dire che si lascia ai giudici la libertà di pronunciarsi sui casi di adozioni per le coppie omosessuali.
Eliminato anche l’obbligo di fedeltà previsto dal ddl Cirinnà nel quale diritti e doveri corrispondevano sostanzialmente a quelli di un matrimonio fra eterosessuali.
Nel testo originale si leggeva: «Con la costituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri; dall’unione civile deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni».
Attraverso il nuovo maxi-emendamento, dunque, quest’obbligo è stato cancellato.
In particolare questo aspetto e lo stralcio sulle adozioni hanno suscitato lo scontento delle associazioni Lgbt che mettono in evidenza come la legge sulle adozioni fosse un diritto del minore più che dell’adulto.
Franco Grillini, massimo esponente del movimento lgbt e presidente di Gaynet ha commentato: «A quanto pare oltre alla stepchild adoption, che in Paesi civili come la Francia, la Germania, il Regno Unito è addirittura automatica, Alfano ha imposto di togliere al testo del ddl Cirinnà, per il maxiemendamento finalizzato alla fiducia, anche la “fedeltà” sessuale come requisito di coppia per le unioni civili, perché sarebbe una caratteristica esclusiva del matrimonio eterosessuale. E così avremo le corna legali mentre per le coppie etero no».