Una valigia solare in grado di essere trasportata facilmente negli ospedali, risolvendo così spesso il problema della mancanza di elettricità nei diversi luoghi del mondo. E’ questa la creazione di un’ostetrica, Laura Stachel, che con l’aiuto del marito Hal Aroson, esperto di energie rinnovabili, è riuscita a brevettare questo innovativo, seppur semplice, dispositivo in grado in particolare di salvare la vita a mamme e neonati. Ogni due minuti, infatti, una donna muore per complicazioni legate al parto, il 99% nei Paesi in via di sviluppo. E a rendere ancora più complicate le cose c’è di frequente la mancanza di energia elettrica o i frequenti black out che si verificano nei Paesi più poveri del Mondo.
Da qui l’idea della coppia che, grazie alla Fondazione We care solar, finora è già approdata nei villaggi remoti e senza infrastrutture di 27 Paesi, dove gli ospedali o gli ambulatori medici sono stati dotati di 1.300 kit, circa 500 operatori sanitari sono stati formati e 600 mila madri e neonati sono stati assistiti.
La valigia solare consente così di illuminare le sale parto, alimentare i frigoriferi per la banche del sangue o i telefoni cellulari per le emergenze, ma anche i vari macchinari per gli esami diagnostici necessari per la futura mamma, per il feto e per i bambini appena venuti al mondo.
«In Nigeria i parti cesarei venivano fatti con le torce elettriche», ha spiegato l’ostetrica ideatrice della valigia solare, «ho cercato di sfruttare l’unica risorsa disponibile: il sole».
La valigetta solare può essere trasportata agilmente in ogni parte del mondo ed è off grid, per cui non ha bisogno di altre fonti di energia per alimentarsi. E’ sufficiente posizionare il quadro elettrico sul muro, cablare l’impianto elettrico nella sala parto, o nell’ambiente da illuminare e alimentare, posizionare i pannelli solari sul tetto, così da alimentare una batteria che fornisce energia continua a 12 volt.
L’invenzione ha ricevuto lo scorso anno anche un premio dalle Nazioni Uniti.