In Marcia verso la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia per dare il proprio sostegno e la propria solidarietà ai migranti
E’ questo il senso della manifestazione promossa da tanti protagonisti del mondo della cultura, dello spettacolo e delle amministrazioni e in programma venerdì 11 settembre, con partenza alle 17 da Piazza Santa Maria Elisabetta e arrivo al Lido di Venezia, nel cuore della kermesse cinematografica. «Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi»: questo l’appello sottoscritto dai partecipanti, tra cui Toni Servillo, Lucia Annunziata, Marco Bellocchio e molti altri, che invitano tutti a togliersi le scarpe e a camminare per esprimere solidarietà verso chi è in fuga da paesi di guerra. Un appello rivolto anche ad altre città italiane ed europee affinché organizzino nei propri territorio la stessa iniziativa.
L’evento, come spiegano i promotori, nasce con l’obiettivo di chiedere con forza i primi quattro necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:
- certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature;
- accoglienza degna e rispettosa per tutti;
- chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti;
- creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
«La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà», si legge nell’appello. «E’ l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze».