Soffermiamoci questa volta non solo sulle parole, ma sulla realtà vista attraverso gli occhi di un ragazzo di 30 anni che vive in prima persona il disagio della disoccupazione, con tutte le sue sfaccettature e i problemi che esso comporta nella vita.
In Italia sono anni che parliamo del precariato, di questa piaga che a livello sociale affligge molti giovani che pur essendo laureati, non riescono ad avere un lavoro inerente ai propri studi.
I creatori del progetto che vogliamo raccontarvi hanno per protagonisti due ragazzi di Livorno, amici d’infanzia – Umberto Spero e Francesco Junior Vivaldi – che fin da piccoli amavano cimentarsi con cortometraggi e film riguardanti problematiche sociali. Nel 2010 crearono un corto sul bullismo, riscuotendo peraltro un discreto successo nelle scuole.
Adesso, nel 2017, hanno deciso di realizzare un nuovo progetto che parli del tema del lavoro attraverso un cortometraggio dove il protagonista è appunto il precariato di cui è vittima il “coprotagonista” del film, Stefano. La trama del cortometraggio, dal titolo Vestiti ammodino, si sviluppa infatti intorno alla storia di questo giovane di Livorno che, pur essendo laureato in Filosofia, vive ancora con la sua famiglia. Nonostante Stefano dia il massimo per cercare un’occupazione, anche accontentandosi di impieghi non affini al suo titolo di studio, si trova sempre davanti a degli interrogativi sul suo futuro messo a dura prova dalle incertezze quotidiane, che non lo aiutano a concretizzare la propria vita. A fare da cornice alla storia principale ci sono anche una serie di piccoli e grandi elementi della quotidianità , come l’amore di una madre o la voglia di confrontarsi e di aggregarsi con chi vive lo stesso problema, per cercare di risolverlo o quanto meno di comprenderlo.
Parallelamente al tema principale, poi, gli ideatori del cortometraggio hanno aggiunto anche un pizzico di pepe inserendo nella trama l’incontro di Stefano con una ragazza francese che riaccenderà la scintilla portando un po’ di movimento nella sua vita.
Tutto questo per dare un’idea tangibile di quello che è il precariato in Italia, cercando di entrare nel cuore e nella testa di chi guarda, facendo emergere i veri problemi – economici e psicologici – che affliggono i ragazzi.
Ora però, per completare la realizzazione del film, e in particolare per la fase della post produzione, i due amici toscani hanno bisogno di un piccolo aiuto economico e per questo hanno scelto la piattaforma Eppela dove, ancora per un mese, c’è la possibilità di sostenere l’iniziativa che ha come obiettivo quello dei 2.000 euro.
Il progetto è a cura di Umberto Junior Vivaldi che studia Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Ha sempre amato parlare dei problemi sociali che affliggono la società ; nel 2016, con il suo ultimo corto che trattava il tema dell’alienazione sul posto di lavoro, intitolato “Sono felice?”, è stato anche finalista al concorso nazionale “Albero Andronico” a Roma.
di Roberta De Nardis