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Viaggio alla scoperta delle case di terra cruda

Felicità Pubblica è approdata a Casalincontrada, un piccolo paese in provincia di Chieti che conta circa 3000 abitanti e sorge a 333 metri sul livello del mare. Ciò che rende particolarmente interessante questo piccolo borgo abruzzese immerso nella natura è un progetto di recupero delle case di terra cruda, le antiche abitazioni che fino a un centinaio di anni fa ancora venivano realizzate e abitate dai residenti. Intorno a queste originali costruzioni, realizzate con i “massoni“, dei mattoni creati amalgamando terra cruda e paglia, è nato prima il Centro di Documentazione sulle case di terra cruda di Casalincontrada e poi l’Associazione Terrae Onlus, entrambi facenti parte di una rete internazionale delle città di terra cruda a cui aderisce anche lo stesso Comune teatino. Protagonista di queste esperienze virtuose è l’architetto Gianfranco Conti che in qualità di studioso e professionista organizza anche dei workshop attraverso i quali insegna l’arte della costruzione in terra cruda. Un percorso che ha messo sulla sua strada anche Myles Parker, un uomo di origini africane che ha scelto di vivere a Casalincontrada e di recuperare un’antica abitazione in terra cruda dove sogna di realizzare, oltre alla sua casa, anche una struttura ricettiva turistica, altamente innovativa ma saldamente ancorata alle tradizioni.

Abbiamo intervistato entrambi per conoscere meglio questa realtà e nel nostro viaggio alla scoperta delle case di terra cruda abbiamo fatto anche un terzo piacevole incontro, quello con la signora Teresa la cui casa di terra è diventata oggi un centro di incontro gestito dal Comune.

Di seguito il testo delle interviste video.

Siamo oggi a Casalincontrada con l’architetto Gianfranco Conti che da anni si occupa di case di terra cruda. Quando è nata questa sua passione?

Veramente con un servizio giornalistico televisivo negli anni ’80. Dovevamo raccontare l’architettura rurale in Abruzzo, e tra i vari esempi uscì una casa di terra, le case di terra di Casalincontrada, che divennero poi un punto di riferimento per l’attività susseguente.

Che cos’hanno di particolare queste case di terra?

Intanto sono realizzate con la terra che possiamo dire è sotto i nostri piedi. La terra che è scavata al di sotto dei 30 centimetri arabili e che poi, manipolata con la paglia, si trasforma in un ottimo materiale da costruzione. Questo materiale praticamente caratterizza tutta la nostra collina, sia quella abruzzese che quella marchigiana.

Quante sono, ad oggi, le case di terra?

In un censimento alla fine del ‘900 ne hanno censite ancora sopravvissute più di 800 su 42 comuni abruzzesi.

Queste case di terra con il tempo si stanno sempre più sviluppando, sono sempre di più le persone che si appassionano e che decidono di avere una casa di terra o di ristrutturare una casa di terra già esistente, perché si coglie il tema della sostenibilità ma anche dell’innovazione.

Certo. Tendenzialmente abbiamo un recupero dalla memoria che questo patrimonio in terra cruda possa avere ancora una contemporaneità. Certamente a fronte di valori tendenziali di costruzioni recuperate e riabitate vi è anche però la perdita di alcune di esse per l’abbandono.

Questa è una passione che accomuna molte persone e intorno alle case di terra cruda è nata anche un’associazione.

Sì. E’ nato in primo luogo il Centro di Documentazione permanente sulle case di terra cruda promosso dal Comune di Casalincontrada nel 1993. La realizzazione di questo centro di documentazione come luogo di raccolta di materiali, esperienze, racconti è diventato fondamentale per far sì che tutto quanto ciò potesse divenire sia materiale di memoria che materiale da inserire nel recupero e nella nuova progettazione. E poi è nata la nostra associazione, l’Associazione Terrae Onlus che coordina le attività di questo centro ormai da più di 16 anni.

Alle nostre spalle abbiamo la signora Teresa ma anche la casa di Teresa. Che cosa è diventata oggi la casa di Teresa?

E’ un centro di animazione e di attività sul territorio per valorizzare il patrimonio di terra cruda ma anche il valore della ruralità, della nuova ruralità.

Proponete anche dei workshop per insegnare alle persone a costruire da soli le loro case.

Sì, ormai sono quasi 20 anni che portiamo avanti questa attività di formazione a cui partecipano studenti, professionisti, ma anche cultori che vogliono imparare a costruirsi da sé la propria casa.

Qual è l’ambizione più grande che avete di fronte?

Quella di creare una rete sull’intero territorio della nostra regione che valorizzi il costruire in maniera naturale partendo dalle case di terra. Voglio anche precisare che la nostra associazione, il Centro di Documentazione e il Comune di Casalincontrada fanno parte di una rete internazionale delle città della terra cruda che è nata nel 2000 e che ambisce a creare una rete appunto internazionale.

C’è un’ultima domanda che noi rivolgiamo alle persone che intervistiamo: qual è secondo lei il fattore più importante che influenza la felicità pubblica?

La capacità di poter fare le cose da sé e insieme agli altri. Perché attraverso la cooperazione, la condivisione crediamo che si possa affrontare una quotidianità che spesso è difficoltosa. Quindi mettendo assieme e condividendo la propria esperienza si può dare una risposta al benessere e quindi al raggiungimento della felicità.

Signor Parker lei da dove viene e come mai è arrivato qui a Casalincontrada?

Io ho le mie origini in Africa. E quindi di questa casa di terra che ho visto un anno fa mi sono subito innamorato perché mi riporta alle mie origini, perché in Africa sono quasi tutte costruzioni di terra. Amo stare in campagna e qui c’è una bellissima vista della montagna e questa casa è una sfida a cercare di riportarmi con i piedi per terra in una costruzione che si avvicina alla natura. L’idea è di allontanarmi dal cemento e di avere una costruzione altamente biocompatibile con la natura intorno. Avere una casa semplice ma anche altamente tecnologica se vogliamo, quindi abbinare il passato con il futuro. Un’integrazione con un’energia naturale. L’intento è di avere una casa che sia molto comoda, molto semplice e senza grande dispendio di energia. Questi muri sono molto spessi, per cui l’inverno è molto calda perché è coibentata con la paglia, l’estate è molto fresca, per cui non ci sono grandi spese energetiche. In più questa casa sarà autosufficiente perché vorrei usare il compostaggio anche per i bagni, da utilizzare come fertilizzante dopo. Vorrei riutilizzare tutto e creare meno immondizia possibile e meno impatto possibile sulla natura.

Lei grazie a un workshop con l’architetto Conti è riuscito a diventare anche costruttore della sua stessa casa.

Sì. Lui fa alcuni workshop durante l’anno ai quali ho partecipato imparando le tecniche del massone, di ammassare questa terra cruda insieme alla paglia, in pratica “sculturando” la casa, perché questa casa è una scultura. E’ come lavorare oggetti, invece sto lavorando i muri.

L’idea non è solo quella di realizzare una casa per lei ma anche una struttura di accoglienza turistica.

Sì, ci sono poche di queste strutture rimaste, prima era pieno in questa zona di queste case e adesso per un motivo o l’altro non ci sono più. Per cui vorrei riportare questa struttura a come stava prima, con il soffitto con le cannette, i muri in terra non intonacati e di far respirare 150 anni fa, ma in un’epoca moderna, con tutte le comodità senza togliere niente alla struttura originale.

C’è qualcuno che la giudica pazzo per questo?

Alcuni. Però con l’architetto Conti e la sua esperienza, che è da tantissimi anni che si sta occupando di queste case, penso che riusciamo a fare una bellissima cosa. Una casa del futuro, ecco quello che vorrei proporre è una casa dove tutti si possano sentire comodi, non spendendo molto per il mantenimento e soprattutto sentirsi tutt’uno con la natura. Dovremmo fare alcuni passo indietro. Siamo andati in avanti con il cemento, abbiamo visto che non è un mezzo proprio perfetto, ci siamo persi un po’ per strada. Le cose che andavano bene 100 anni fa perché non le utilizziamo adesso? I materiali ce li abbiamo sotto terra, perché non li utilizziamo? Però allo stesso tempo sfruttando tutto quello che abbiamo imparato per strada, abbinare tutte e due e creare una casa adatta all’uomo.

Segue la chiacchierata con la signora Teresa che perderebbe tutta la sua forza se venisse tradotta dal dialetto e trascritta in questo articolo.

 

Published by
Antonella Luccitti