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Viene assassinato John Fitzgerald Kennedy, una storia piena di ombre

22 novembre 1963 – Viene ucciso a Dallas, in Texas, John Fitzgerald Kennedy, noto anche come JFK, il 35º presidente degli Stati Uniti d’America. È una tarda mattinata di un venerdì e la voce di Don Gardner dell’AbC Radio gela la nazione con questo annuncio: «Interrompiamo questo programma per trasmettervi questo rapporto speciale da Dallas, Texas. Tre colpi d’arma da fuoco hanno colpito il corteo del Presidente Kennedy oggi in centro a Dallas, Texas».

Effettivamente quando il corteo presidenziale passa nella gremita Dealey Plaza risuonano tre spari che provengono da un fucile in corrispondenza di una finestra che dà direttamente sul luogo dove si verifica l’attentato. John Fitzgerald Kennedy viene colpito e alle 3 del pomeriggio arriva la notizia della sua morte. Viene ferito gravemente anche il governatore del Texas, John Connally, che però sopravviverà.

Ad essere accusato dell’omicidio di JFK è Lee Harvey Oswald, le cui impronte vengono rilevate sull’arma. Lui però si dichiara “capro espiatorio” ma non arriverà a esporre la sua tesi durante il processo perché soltanto due giorni dopo l’assassinio, Jack Ruby, un uomo affetto da turbe psichiche, lo uccide. Questa la versione ufficiale dei fatti, tuttavia i dubbi relativi all’attentato al presidente Kennedy permangono ancora oggi. Nel corso del tempo si sono susseguite numerose inchieste giornalistiche che hanno messo fortemente in dubbio la versione ufficiale, la stessa opinione pubblica americana e mondiale ha più volte espresso perplessità circa la veridicità dei fatti.

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Redazione