di Francesco Lo Piccolo.
Torno oggi a parlare del mio amico Manolo Pelusi, di Pineto, affetto da una grave disabilità che lo costringe su una sedia a rotelle e che gli impedisce anche di parlare. Tetraparesi spastica si chiama la malattia che lo ho colpito fin dalla nascita e che lo ha reso totalmente incapace di badare a se stesso: da solo Manolo non riesce neppure a mangiare. In tutto e per tutto lo aiuta Luca Toscano, il suo assistente, uno dei tanti assistenti che in tutta Italia aiutano le persone disabili grazie ai contributi economici disposti dalla legge 162 del 98, legge chiamata Progetto Vita indipendente.
Peccato che in Abruzzo questa legge stia sempre più diventando una legge di quelle che restano lettera morta. Anzi una beffa e che ha trasformato il diritto a una vita indipendente a un bisogno che si può anche tagliare per far quadrare conti e bilanci. E pensare che c’è una Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che stabilisce che la Vita indipendente non è solo un diritto, ma la possibilità concreta per le persone disabili di scegliere, decidere e progettare in prima persona la propria vita. E all’articolo 2 addirittura si definisce “discriminante” qualunque atto che abbia lo scopo o l’effetto di pregiudicare la vita indipendente delle persone disabili.
Parole che ai nostri politici non sembrano fare troppo effetto: di fronte ai 600 mila euro stanziati nel 2016 e che erano serviti ad aiutare una quarantina di disabili, nel capitolo di bilancio 2017 la Regione Abruzzo ha stanziato appena 200 mila euro: serviranno al massimo ad aiutare una decina di disabili. Duecentomila euro che giusto ieri, dopo le proteste dei giorni scorsi, sono di nuovo saliti a 600 mila. Briciole o poco più.
Altro che diritti, a me pare piuttosto un’elemosina, quattro soldi che sono uno schiaffo alla dignità. Una goccia nel mare visto che nel 2016 le domande pervenute al Gruppo regionale di coordinamento della Vita indipendente sono state 276; quelle dichiarate ammissibili sono state 247; quelle finanziate sono state 38. E che gli altri si arrangino.
Da vergognarsi confrontando lo stanziamento (il mini stanziamento) della Regione Abruzzo con quanto avviene in altre regioni. Prendiamo la Toscana: nel 2012, quando il progetto Vita indipendente entrò a regime, vennero erogati contributi a circa 600 persone, passate poi a circa 800 nel 2014. Sempre nel 2014 il contributo medio mensile erogato ha superato i 1.000 euro e l’età media dei beneficiari si è attestata sui 46 anni. Il finanziamento regionale a Vita Indipendente nel 2015 è stato pari a 9 milioni. Dieci milioni quello per il 2017. Ma neppure la Puglia è tanto da meno: sul sito dell’assessorato al welfare scopro che “la nuova edizione della sperimentazione regionale mette in campo per il 2017 la bellezza di 6.835.000,00 euro e che consentirà di sostenere 536 progetti di autonomia per le persone con disabilità”. Insomma milioni contro i 200 mila – ora 600 mila euro – stanziati dalla Regione Abruzzo.
In rete c’è un video dove Manolo, col suo sintetizzatore vocale dice così: “La Regione Abruzzo si sta prendendo gioco dei disabili. Un disabile senza assistenza è un uomo solo, un pupazzo di pezza, una bambola di porcellana che fa da soprammobile nella casa in cui vive. Neanche la tecnologia può integrare un disabile, anzi la tecnologia senza assistenza è ancora peggiore: così un disabile diventa un oggetto”.