La giustizia si schiera dalla parte dei popoli indigeni. I Sioux americani hanno infatti vinto quella che si preannuncia la prima di una lunga battaglia contro l’Army Corps of Engineers che secondo il giudice James Boasberg dell’US District Court di Washington DC «non ha considerato adeguatamente gli impatti di una fuoriuscita di petrolio sui diritti di pesca, i diritti di caccia o la giustizia ambientale».
L’intento era quello di costruire un oleodotto – il Dakota Access Pipeline – passando per il lunghissimo fiume Missouri, proprio a due passi dalla riserva Standing Rock Sioux Tribe. Il progetto, dal valore di 3,8 miliardi di dollari americani, aveva l’ambizione di attraversare ben 4 Stati: il North Dakota, il South Dakota, l’Iowa e l’Illinois. Fanno in totale 1.168 miglia. Tra le altre cose, il Dakota Access Pipeline, oltre a deturpare i paesaggi in maniera irreversibile, avrebbe dovuto attraversare aziende agricole, aree protette e naturali, zone in cui prospera un ecosistema variegato e ricco di fauna selvatica. Ogni giorno un trasporto di 570.000 barili di greggio, quindi, dal North Dakota all’Illinois per poi collegarsi a un ennesimo oleodotto deputato a trasportare il petrolio fino alle raffinerie del Golfo del Messico.
Il giudice chiamato ad esprimersi in materia ha dunque tenuto conto delle proteste da parte degli indigeni e degli ambientalisti e ritenuto di fatto questa pratica insostenibile, con buona pace per l’amministrazione di Donald Trump che invece aveva sostenuto il prosieguo dei lavori per l’oleodotto.
La costruzione di quest’ultimo, dunque, è ora ferma ed è una prima importante vittoria per i Sioux che in una nota fanno sapere: «La Standing Rock Sioux Tribe (qui il sito) ha avuto una vittoria significativa nella sua lotta per proteggere l’acqua potabile e terre ancestrali della tribù dalla Dakota Access Pipeline. Un giudice federale ha stabilito che i permessi federali che autorizzano la pipeline ad attraversare il fiume Missouri appena a monte della riserva di Standing Rock, che sono stati frettolosamente rilasciati dall’amministrazione Trump pochi giorni dopo l’inaugurazione, hanno violato la legge per alcuni aspetti essenziali».
Un ruolo importante per quanto riguarda il procedimento giudiziario a favore dei Sioux lo ha svolto lo studio legale ambientale no profit Earthjustice, lungimirante nell’intentare una causa contro l’US Army Corps of Engineers, viste e considerate le numerose violazioni delle leggi ambientali. Si tratta di una prima importante vittoria per i Sioux anche se la partita non è ancora finita. Ma nel frattempo, questo non può che essere considerato come un segnale positivo. L’avvocato di Earthjustice, Jan Hasselman, a tal proposito ha dichiarato: «Questa decisione segna una svolta importante. Fino ad ora, i diritti della Standing Rock Sioux Tribe sono stati disattesi dai costruttori della Dakota Access Pipeline e dall’Amministrazione Trump, provocando una giusta protesta globale. I tribunali federali hanno fatto un passo avanti verso quello che i nostri sistemi politici non sono riusciti a proteggere: i diritti delle comunità native».