Alla luce di quanto accaduto in questi primi giorni del 2017 nel Centro Italia e in particolare in Abruzzo a causa delle avverse condizioni meteorologiche (neve e gelo) e del sisma, vogliamo dedicare spazio alla “raccolta” non di fondi ma di tempo e persone, il cosiddetto people raising.
Il tema dei volontari è da anni notevolmente apprezzato da tutti i protagonisti del Terzo settore ed è diventato protagonista nelle situazioni di emergenza. Fare volontariato produce “ricchezza”, per gli altri e per sé. I volontari donano tempo per finalità di interesse comune, altruistiche, e ritrovano una gratificazione personale.
La “protezione civile” è l’insieme delle attività messe in campo per tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni che derivano dalle calamità: previsione e prevenzione dei rischi, soccorso delle popolazioni colpite, contrasto e superamento dell’emergenza e mitigazione del rischi.
Le Organizzazioni di Volontariato sono l’elemento portante del sistema di protezione civile.
Approfittiamo di questo spazio per dare qualche nozione su tale sistema.
La protezione civile non è un compito assegnato a una singola amministrazione, ma è una funzione attribuita a un sistema complesso: il Servizio Nazionale della Protezione Civile. Istituito con la legge n. 225 del 1992, il Servizio Nazionale ha come sue componenti le amministrazioni centrali dello Stato, le Regioni e le Province Autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Forestale dello Stato, la Comunità scientifica, la Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, le organizzazioni di volontariato, il Corpo Nazionale di soccorso alpino e speleologico costituiscono le strutture operative.
Il Servizio Nazionale opera a livello centrale, regionale e locale, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Il contesto territoriale del nostro Paese, soggetto a una grande varietà di rischi, rende infatti necessario un sistema di protezione civile che assicuri in ogni area la presenza di risorse umane, mezzi e capacità operative in grado di intervenire rapidamente in caso di emergenza, ma anche di operare per prevenire e, per quanto possibile, prevedere eventuali disastri.
La prima risposta all’emergenza, qualunque sia la natura e l’estensione dell’evento, deve essere garantita a livello locale, a partire dalla struttura comunale, l’istituzione più vicina al cittadino. Il primo responsabile della protezione civile in ogni Comune è quindi il sindaco. Quando però l’evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del Comune, si mobilitano i livelli superiori attraverso un’azione integrata e coordinata: la Provincia, la Prefettura, la Regione, fino al coinvolgimento dello Stato in caso di emergenza nazionale.
Questo complesso sistema di competenze trova il suo punto di raccordo nelle funzioni di indirizzo e coordinamento affidate al Presidente del Consiglio dei Ministri, che si avvale del Dipartimento della Protezione Civile.
I volontari di protezione civile sono oltre ottocentomila su tutto il territorio nazionale, aderenti a migliaia di organizzazioni con capacità di intervento locale, regionale o nazionale. Le associazioni sono iscritte negli elenchi territoriali tenuti dalle Regioni e nell’elenco centrale tenuto dal Dipartimento. (Fonte: http://www.protezionecivile.gov.it).
Molteplici convogli di mezzi e volontari sono partiti da tutta Italia verso l’Abruzzo, per supportare molti paesi rimasti isolati per neve e senza elettricità, con forti dissesti idrogeologici. E naturalmente non ringrazieremo mai abbastanza tutti i soccorritori recatisi all’Hotel Rigopiano, travolto da una slavina.
A ciò si aggiungano i numerosi casi di volontariato delle singole comunità per la gestione delle emergenze.
In molti Comuni alcuni volontari si sono attivati per liberare strade e vicoli dalla neve. Addirittura presso il Comune di Pretoro (Chieti), è stata realizzata una vera e propria catena umana formata dal sindaco e dal parroco del paese, nonché da uomini, mamme e giovani per spalare la neve.
Citiamo inoltre il Comune di Rapino. Il sindaco di Rapino, in qualità di autorità di protezione civile locale, viste le abbondanti nevicate in atto e le previsioni del Centro Funzionale d’Abruzzo, avendo necessità di assicurare lo sgombero della neve nelle zone dove non è possibile effettuarlo con mezzi meccanici, tenuto conto che in dette zone risiedono anche persone anziane e non autosufficienti, ha disposto in via di somma urgenza di acquisire la disponibilità di cittadini a prestare lavoro occasionale per la spalatura manuale della neve da strade e marciapiedi.
Sono stati privilegiati i disoccupati, studenti e lavoratori in mobilità.
I requisiti richiesti sono stati:
Il compenso previsto si è tradotto in una prestazione occasionale retribuita con l’equivalente di buoni lavoro pari a 50 euro lordi al giorno per 6 ore di lavoro.