Welfare locale: a Napoli si può

Lanciare un autentico piano di welfare per il recupero dei numerosi territori italiani in cui dominano criminalità, antistato, disoccupazione, ignoranza e qualcosa di indefinibile che viaggia tra povertà e miseria. Non stiamo parlando di Beirut o delle periferie degradate di Bombay, bensì di una città di cui si è detto, scritto, cantato tutto. Siamo nel ventre di Napoli, più precisamente dentro l’arteria pulsante di una città che tra storie di malavita e incantevoli tradizioni, meritava l’opportunità di essere salvata: i quartieri spagnoli.

La sfida, lo scorso autunno, l’ha raccolta Foqus – Fondazione Quartieri Spagnoli – e a circa un anno dal suo insediamento è sensato fare un bilancio, delle considerazioni, e comunque raccontare cosa è stato fatto.

Quando ci riferiamo ai quartieri spagnoli, stiamo indicando un’area geografica con un’estensione di circa 800mila mq che al suo interno custodisce un’ulteriore suddivisione in zone dove la Storia ha passeggiato tra quegli angusti vicoli, lasciando segni di non trascurabile importanza; ha resistito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, partecipato alle quattro giornate di Napoli durante l’occupazione nazista.

E poi l’arte, l’architettura, il pregio culturale di una grande eredità storica.

Infatti, tra bassifondi e degrado, troviamo anche edifici costruiti tra il 1500 e il 1600 o chiese impossibili da rintracciare altrove, come ad esempio Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe o Trinità dei Pellegrini.

La non lontana via Liborio ebbe l’onore di ascoltare, per prima, lo straordinario monologo di Filumena Marturano scritto dal più che celebre estinto Eduardo De Filippo.
Insomma, non stiamo parlando della riqualificazione di un’area come un’altra ma di un’eccezione, di una fetta del patrimonio umano, artistico, culturale. Ecco perché questa sfida ha in sé i semi di un’unicità di cui è doveroso parlare.

Lode al coraggio, anzitutto, quando durante il corso dell’autunno passato Foqus si imbarcò in un progetto sociale, umano, urbanistico, con gli annessi psicologici e sociologici del caso.

L’operazione di riqualifica è stata interamente finanziata da un network di aziende private con la collaborazione dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli capaci, insieme, di partire dal recupero di un mestiere “d’epoca”, quello dell’artigiano di bottega, molto in voga in passato, dando vita, di fatto, a più di 100 nuovi posti di lavoro. Pare che le intenzioni siano quelle di far crescere questo numero in futuro.

Non è tutto. È nato il primo asilo nido della zona, oggi considerato il migliore in assoluto a Napoli, cui hanno fatto seguito l’apertura di una scuola materna ed elementare, sull’avanzatissimo modello delle Coop di Reggio Emilia. Se è vero che la più ardua battaglia contro la criminalità si combatte a partire dai progetti dedicati all’infanzia, contro la dispersione scolastica, Foqus in tal senso ha fatto centro.

Inoltre, è stata aperta una libreria, un’università chiamata Liberetà il cui nome è già di per sé esplicativo, e dato avvio a una serie di attività quali ginnastica, eventi culturali, momenti dedicati all’ascolto e al dibattito, consulenze psicologiche.

Data la mancanza di spazi verdi, problema fondamentale soprattutto per le metropoli, sono stati creati luoghi di aggregazione all’aperto, per i giovani e i meno giovani. Di qui un campo per il calcetto, offerto dalla società Napoli Calcio, e un’orchestra Sinfonica dei Quartieri grazie anche al cantautore Gino Paoli che ha donato i suoi strumenti alla buona causa.

In sostanza, Foqus è stata in grado di puntare su una sfida complessa e raggiungere risultati tangibili e facilmente riscontrabili, avendo l’arguzia di puntare sul welfare locale.

Felicità Pubblica vi invita a visitare il sito http://www.foqusnapoli.it/ per conoscere questa nuova realtà e dedicarle la giusta attenzione.

Published by
Milena Pennese