Il Wwf, attraverso il suo ultimo dossier, “Italia: l’ultima spiaggia – Lo screening dei mari e delle coste della Penisola”, esorta a intervenire quanto prima sui comportamenti che negli ultimi 50 anni hanno portato alla costruzione di una barriera di cemento di 2000 chilometri lungo le nostre coste. Inoltre, il 25% della piattaforma continentale italiana è occupata da attività di estrazione degli idrocarburi, con 122 piattaforme offshore attive e 36 istanze per nuovi impianti. L’Italia è il primo Paese in Europa per quantità di merci containerizzate per il trasporto via mare. Aldilà del turismo, per cui il 45% degli italiani e il 24% degli stranieri scelgono le coste come meta per le proprie vacanze, si registra una forte diminuzione della pesca perché il 93% degli stock ittici risulta sovrasfruttato.
A condurre lo studio e riportare i dati, è stato il professor Bernardino Romano dell’Università dell’Aquila insieme alla sua squadra. Ciò che preoccupa in maniera particolare, è la crescita esponenziale della densità abitativa sulle nostre coste: in una fascia di un chilometro si è passati a un’urbanizzazione dal 10 al 21%, con casi limite in Sicilia (33%) e Sardegna (25%).
I dati Istat non consolano, aggravano semmai quanto già sottolineato da Wwf: tra il 2000 e il 2010 sono stati costruiti ben 13.500 edifici, a un chilometro dalla spiaggia nei versanti adriatico e tirrenico e, addirittura, il doppio sulla costa ionica. Di qui l’allarme: se tale scellerata crescita dovesse proseguire con lo stesso ritmo, nei prossimi 30 anni potremmo dover fare i conti con altre 40.000 nuove costruzioni.
Dove si è costruito di più? Il Wwf assegna la maglia nera al versante tirrenico, dalla Liguria, passando per il Lazio, fino alla Campania, ma anche alla costa adriatica con particolare riferimento all’area dell’Emilia Romagna, delle Marche e dell’Abruzzo. Lungo il perimetro adriatico, la situazione è aggravata dal fatto che non esistono aree protette significative che in qualche modo impediscano la costruzione di nuovi edifici. Un’altra importante domanda a cui risponde il dossier è la seguente: cosa è stato costruito nello specifico? Ebbene, i 167 interventi effettuati riguardano per il 95% l’espansione edilizia. E, più ancora nel dettaglio, abbiamo un esorbitante 58,7% rivolto alle strutture turistiche, il 19% che fa riferimento a strutture residenziali, l’11% destinato all’edificazione di infrastrutture portuali.
Costruzioni che interferiscono con i numerosi siti di interesse comunitario (SIC), tutelati dall’Europa, sulle circa 400 zone d’interesse marine e costiere.