L’Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ha presentato a Roma nei giorni scorsi la tredicesima edizione del dossier «Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano» che analizza il suolo e il territorio di 119 città italiane.
L’ammontare delle risorse stanziate tra il 1999 e dicembre 2016 è di circa un miliardo e 476 milioni di euro e dovevano servire a realizzare 384 interventi «urgenti». Ma la metà di questa somma, afferma l’Ispra, non è stata utilizzata nelle aree urbane individuate e l’elenco delle cause per cui tutto è fermo è davvero sconcertante: pratiche burocratiche lunghissime, fallimenti di aziende appaltatrici dei lavori, espropri per nuovi progetti lasciati in sospeso. Il risultato rimane comunque lo stesso: molti interventi contro il dissesto idrogeologico rimangono fermi nonostante i soldi già stanziati.
In tutto questo marasma di situazioni, un’altra assurdità è palese: alcuni interventi di media e piccola intensità rimangono bloccati poiché sforano il patto di stabilità e di conseguenza non possono essere pagati dagli enti locali.
E se già questo patto di stabilità diventa assurdo per il cittadino che magari vede piombare a terra un albero privo di manutenzione, un altro elemento da non sottovalutare, sottolinea il Rapporto Ispra, è la lungaggine dell’iter procedurale della fase di progettazione e degli appalti sul territorio. Citiamo un caso per tutti: la Regione Emilia-Romagna nel 2014 aveva finanziato 100 milioni di lavori strutturali per rinforzare gli argini del fiume Secchia. Ebbene, dopo tre anni risulta che sono stati spesi solo 30 milioni su quel territorio che rimane quindi a forte rischio alluvionale, come hanno dimostrato gli allagamenti di qualche tempo fa.
Del resto i numeri del rapporto sono chiari e sconfortanti: circa il 28% delle risorse finanziate resta fermo alla fase di progettazione e circa il 25% riguarda interventi ancora da avviare sul territorio. Ma non basta: dei 384 interventi finanziati in 17 anni nei 119 Comuni analizzati, solo il 64,6% sono stati ultimati, il 15,9% sono in esecuzione mentre il restante 19,5% è ancora da avviare.
Infatti gli autori della ricerca Ispra Tommaso Marasciulo con Enrico Maria Guarnieri osservano: «C’è ancora un notevole numero di lavori non completati, nonostante siano passati molti anni dall’erogazione dei fondi messi a disposizione. È anche per questo che l’Italia resta un Paese fragile».