Zimbabwe: basta “spose bambine”

Sentenza storica quella emessa dalla Corte Costituzionale in Zimbabwe che si esprime in merito all’orrore rappresentato dalla realtà delle cosiddette “spose bambine”, stabilendo che «nessuna persona – ragazzo o ragazza – deve sposarsi prima del 18° anno di età».

La stessa corte ha fatto di più: considerando che il fenomeno riguarda più del 30% della popolazione femminile, ha dichiarato illegittime – perché anticostituzionali – altre unioni basate su simili barbari criteri.

Un mezzo sospiro di sollievo da parte del mondo civile a fronte di una realtà, come quella dello Zimbabwe, in cui moltissime sono state le ragazze di appena 15 anni costrette a contrarre matrimonio.
Questa battaglia in difesa dei diritti dei bambini, come anche dell’essere umano, è appena ai suoi esordi: è in primo luogo fondamentale intervenire sulle pessime prassi già in corso, mentre sarà assai più complicato agire in modo da far sì che tutte le aree del Paese, comprese quelle più degradate dove i matrimoni che coinvolgono i minorenni sono considerati normali, recepiscano le nuove leggi.

Neanche un anno fa l’Unicef ha diffuso un report su questo argomento in cui denunciava che nel mondo sono oltre 700 milioni le donne sposatesi prima dei 18 anni. Il 17% di queste donne vive in Africa, e oltre il 30% ha contratto matrimonio prim’ancora di compiere i 15 anni.

Un fenomeno di tale portata è certamente legato a fattori culturali e socio-economici, non a caso esso si evidenzia perlopiù nelle aree rurali e fortemente arretrate, tra le fasce di popolazioni più povere, che non recepiscono l’infanzia correttamente e tantomeno ne conoscono i diritti.

La piaga rappresentata dai matrimoni delle spose bambine ha un’evidente ricaduta negativa sui diritti della persona in quanto tale, cui non è permesso di studiare, lavorare, condurre scelte liberamente.

Per questa ragione ben vengano le leggi tese a sradicare questo fenomeno, ma ancor più le iniziative capaci di apportare cambiamenti all’interno della società, come ad esempio attraverso il progetto 18+ Ending Child Marriages (parte integrante della Campagna mondiale “Because I am a Girl“), che Plan International ha portato in Zimbabwe e in altri Paesi africani al fine di combattere in difesa dell’infanzia negata.

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Milena Pennese